Dio è morto – Nomadi

E un dio che è morto
Ai bordi delle strade, dio è morto
Nelle auto prese a rate, dio è morto
Nei miti dell’estate, dio è morto…

TITOLO: Dio è morto (se Dio muore, è per tre giorni poi risorge)
AUTORI: Francesco Guccini
GENERE: Canzone d’autore; Beat
ANNO: 1967

Dio è morto‘ una canzone scritta da Francesco Guccini e portata al successo dai Nomadi. Considerata un inno della controcultura italiana, il brano rappresenta una delle canzoni di protesta italiane più significative.
Il testo è ispirato al poema di Allen Ginsberg intitolato L’urlo e al pensiero del filosofo Friedrich Nietzsche.
La canzone è un forte atto di accusa contro la società dell’epoca. Guccini denuncia il conformismo, l’arrivismo, l’ipocrisia e l’assenza di valori, rifiutando le false sicurezze offerte dalle istituzioni religiose e politiche. Nelle ultime strofe l’autore affida la speranza alle nuove generazioni, le uniche che possano creare una rinascita basata su nuovi ideali, un mondo dove dio può risorgere.
Il brano, potente e provocatorio fin dal titolo, ha suscitato scalpore all’epoca della sua pubblicazione per i suoi contenuti anticlericali e antimilitaristi. Nonostante le polemiche, la canzone è diventata un simbolo di ribellione per le nuove generazioni e ha contribuito a dare voce al disagio giovanile di quegli anni.


Ecco il video della canzone:

-testo-
Dio è morto

Ho visto
La gente della mia età andare via
Lungo le strade che non portano mai a niente
Cercare il sogno che conduce alla pazzia
Nella ricerca di qualcosa che non trovano
Nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate
Lungo le strade da pastiglie trasformate
Dentro le nuvole di fumo del mondo fatto di città
Essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà
E un dio che è morto
Ai bordi delle strade, dio è morto
Nelle auto prese a rate, dio è morto
Nei miti dell’estate, dio è morto

Mi han detto
Che questa mia generazione ormai non crede
In ciò che spesso han mascherato con la fede
Nei miti eterni della patria o dell’eroe
Perché è venuto ormai il momento di negare
Tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura
Una politica che è solo far carriera
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
E un dio che è morto
Nei campi di sterminio, dio è morto
Coi miti della razza, dio è morto
Con gli odi di partito, dio è morto

Ma penso
Che questa mia generazione è preparata
A un mondo nuovo e a una speranza appena nata
Ad un futuro che ha già in mano
A una rivolta senza armi
Perché noi tutti ormai sappiamo
Che se dio muore è per tre giorni e poi risorge
In ciò che noi crediamo, dio è risorto
In ciò che noi vogliamo, dio è risorto
Nel mondo che faremo, dio è risorto

«Perché è venuto ormai il momento di negare tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura, una politica che è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto. E un dio che è morto.»

(Francesco Guccini)

La canzone ebbe problemi di censura in quanto il testo venne ritenuto blasfemo dalla Rai, per il contenuto e per il titolo stesso, per cui il brano in quel periodo non fu mandato in onda. Tuttavia, nel contempo, il brano veniva trasmesso da Radio Vaticana e pare che anche il papa Paolo VI lo apprezzasse

FONTI:

https://it.wikipedia.org/wiki/Dio_%C3%A8_morto_(se_Dio_muore,_%C3%A8_per_tre_giorni_poi_risorge)

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